Contatta napoli.com con skype

Recensioni
Sandro Mazzinghi, il guerriero di Pontedera
Una storia che rievoca il periodo d'oro del pugilato italiano
di Adriano Cisternino
Son passati cinquant'anni, mezzo secolo, due o anche tre generazioni... ma le icone della boxe in Italia sono sempre loro. Nino e Sandro, Benvenuti e Mazzinghi, quasi scolpiti nell'immaginario popolare.

Benvenuti è tuttora onnipresente, dove c'è boxe c'è lui, l'uomo che ha portato i suoi guantoni in cima al mondo, prima da dilettante e poi da professionista. Da anni anche commentatore tv.

Molto meno invece vediamo e sappiamo di Mazzinghi, il guerriero di Pontedera, il pugile che – in fondo – ha fatto grande se stesso e Benvenuti con la sua tenacia, con la sua sofferenza, superando ostacoli incredibili, uno al quale la vita non ha mai regalato niente, anzi gli ha teso tranelli micidiali con una crudeltà inimmaginabile.

Tutto questo ha fatto di Mazzinghi un campione la cui storia, sportiva e privata, è il romanzo di un ragazzo nato povero e umile, di un pugile sottratto al ciclismo, dove l'aveva indirizzato Gino Bartali, mica uno qualsiasi, regalandogli anche un paio di guantini da bici (da lui conservati come una reliquia) a titolo di incoraggiamento perché ne aveva intravisto eccellenti doti.

Ma una bicicletta costa molto, un paio di scarpette da ginnastica invece si rimediano a buon mercato.

È la storia di un uomo che ha scalato la vita con un infinito coraggio e umiltà, con la sofferenza e la tenacia.
E una storia simile non poteva restare nell'ombra. Ecco perché il libro “””” di Dario Torromeo (Absolutely Free editore, 222 pagine, 15 euro), arriva in libreria per colmare una lacuna della nostra letteratura sportiva e per raccontarci la storia di un pugile, ma soprattuto quella di un uomo e della sua solitudine, che ha sempre lottato contro tutti e contro tutto, ma che nonostante tutto ce l'ha fatta ed ha scritto pagine straordinarie del pugilato e dello sport nazionale rimanendo il ragazzo di campagna, semplice e umile di sempre, fortemente legato a sentimenti e valori autentici.

Che il libro racconti una storia non solo sportiva lo si intuisce già in copertina: “Anche i pugili piangono”, titolo che richiama subito un aspetto umano del protagonista e Sandro racconta che pianse il giorno dopo la riconquista del titolo mondiale, quando andò alla stazione di Milano per tener fede alla promessa fatta ad un barbone con cui aveva stretto un'amicizia sincera.

Gli dissero che lo avevano trovato morto il giorno prima stringendo fra le mani un ritaglio di giornale sportivo con la sua foto.

La vita e la carriera di Sandro è stata accompagnata da dolori immensi, come la morte della prima moglie Vera Maffei, di ritorno dal viaggio di nozze, in un incidente stradale.

E poi la doppia sconfitta con Benvenuti che lui non ha mai accettato sostenendo che nel primo match era andato kappaò con un colpo fortunato mentre era in vantaggio ai punti, e nel secondo fu “scippato” di una chiara vittoria ai punti come testimoniarono anche le proteste del pubblico romano.

Oggi Sandro, risposato con Marisa (due figli, David e Simone), vive in una villetta a Cascine di Buti, non lontano da Pontedera dov'è nato, coltiva il vigneto, la sua passione, e raramente si fa vedere in pubblico.

La sua storia, nel racconto di Torromeo, è anche il racconto di un'epoca in cui il pugilato vedeva transitare sui nostri ring grandi campioni e grandi avvenimenti, che riempivano gli stadi di calcio (40 mila spettatori a San Siro per il match con Benvenuti).

Anche il pugilato napoletano trovava spicchi di gloria, come la vittoria di Mario Lamagna (poi campione d'Italia) contro il ligure Valle in una specie di rivincita per la mancata partecipazione olimpica a Tokio '64 del pugile della Fulgor, sacrificato a beneficio del ligure.

Il match fu inserito nel cartellone del PalaEur di Roma per il secondo match Benvenuti-Mazzinghi che fu arbitrato dal napoletano Giacinto Aniello, con Aldo Ferrara (altro napoletano) in giuria.

Sfilano nel racconto grandi personaggi della storia del ring, come Rodolfo Sabbatini, Vittorio Strumolo, Umberto Branchini, Rino Tommasi e tanti altri, tutti tratteggiati con poche righe e tratti essenziali, campioni del passato indimenticabili come Ralph Dupas, Freddie Little, Mario D'Agata, Duilio Loi, Carlos Duran, ma anche personaggi dello spettacolo come Dean Martin, Walter Chiari, Maurizio Arena, Renato Rascel...,

Insomma il libro è un film su un'epoca d'oro del boxing nazionale che oggi, ahinoi, siamo in parecchi a rimpiangere, anche con un po' di rabbia perché basta guardare non lontano (Francia, Germania, Inghilterra...) per rendersi conto che la boxe, lì gestita bene, richiama ancora grandi folle.

5/12/2016
RICERCA ARTICOLI