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Napoli, fuga dalla vittoria
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 10.11.2019)
Napoli irriconoscibile. Non sa più vincere: quattro pareggi nelle ultime sei partite. Lo 0-0 col Genoa, penultimo in classifica, finisce tra i fischi. Ma con i fischi la partita era cominciata dopo la settimana nera del Napoli. San Paolo livido, sotto la pioggia.

Un Napoli senz’anima, senza coraggio e, proprio, senza una gran voglia di vincere. Gambe ammutinate. Al Genoa è stato facile controllare il gioco degli azzurri scolastici, svagati, senza spirito di alcuna rivincita sulla contestazione dei tifosi.

Ora sono 12 i punti di distacco dal vertice della classifica, un dettaglio ormai inutile. L’obiettivo resta quello di avvicinare la zona Champions.

Sono in campo quattro della “banda dei cinque”: Callejon, Insigne, Mertens, Koulibaly. È fuori Allan per infortunio. Fuori anche Milik, infortunato. Ancelotti schiera una buona formazione con due sole novità: Ospina in porta, Hysaj a sinistra della difesa.

Il Napoli vive di rare fiammate e solo nell’ultimo quarto d’ora sembra abbia più voglia di cercare la vittoria. Il Genoa è stato ordinato e compatto, sempre in superiorità numerica in ogni zona del campo per spegnere le iniziative azzurre.

Nel grigiore della partita, ha brillato la classe e l’eleganza del vecchio Pandev (36 anni) che con un tiro a giro finito fuori (47’) ha fatto tremare il Napoli.

S’è visto che il Genoa aveva più voglia di fare risultato dovendo risollevare una classifica allarmante. Il danese Schone ha goduto di una libertà illimitata per tenere i fili del gioco genoano.

Il colombiano Agudelo, terzo a sinistra del Genoa, è stato un pericolo costante con i suoi strappi sulla fascia. Proprio da una sua incursione, Koulibaly ha salvato davanti alla porta di Ospina opponendosi al tocco finale di Pinamonti (62’).

Il Napoli ha masticato un gioco noioso. Il centrocampo (Fabian Ruiz e Zielinski) ha creato poco. Lozano ha giocato corto tra le linee negando la profondità alla squadra. Mertens è stato l’unico azzurro vivace e spesso ha chiamato il sostegno della scarsa folla sugli spalti.

Prima dell’inizio, Insigne ha raccolto la squadra in cerchio. È sembrato il segnale di una grande promessa, una partita ventre a terra, da vincere a tutti i costi. Iniziato il match, s’è visto subito un Napoli in penombra con una sola vera occasione da gol, il colpo di testa di Elmas (86’) inchiodato proprio sulla linea dal portiere Radu: pallone di uno spicchio oltre la linea, non gol.

Ci si può chiedere quanto abbia influito la settimana dell’ammutinamento. Certamente, ha spento molti slanci. Ancelotti non è riuscito a dare forza e coraggio alla squadra. S’è arreso? Il Napoli ha giocato quasi senza guida. Ha fatto il minimo indispensabile. Il Genoa ci ha messo cuore, attenzione, coraggio nei ribaltamenti di fronte.

Il Napoli non c’è più. Non c’è più la squadra allegra, amica del gol. Ha lasciato al Genoa anche il possesso-palla (56% per la squadra ligure). Anche nel numero dei passaggi il Genoa è stato superiore. In realtà, è stata l’unica, vera squadra in campo.

Col Genoa che arretrava, Fabian Ruiz e Zielinski hanno avuto libertà a metà campo, ma non hanno inventato nulla. Zielinski ha tentato qualche soluzione da lontano (16’ tiro parato con difficoltà da Radu).

L’ha fatto anche Fabian Ruiz nel finale (70’ e 74’ conclusioni parate). Segno che, in area di rigore del Genoa, il Napoli non riusciva a trovare mai il guizzo vincente. Con la palla tra i piedi, è stato un monologo lento degli azzurri. Più ficcante era il contropiede genoano.

Il Napoli non ha più gioco e non ha più anima. Quello che è successo in settimana segnerà l’intera stagione. Ormai c’è una frattura insanabile fra squadra e società e, nella difficile situazione, il leader calmo dovrebbe trovare il modo di ruggire, ma non è nel suo carattere. Ancelotti guarda rassegnato una squadra che si è allontanata anche dall’allenatore.

Non è più il Napoli dei tiri in porta e fuori (13 conclusioni contro il Genoa, 8 nello specchio della porta). Non è più il Napoli del possesso-palla. È una squadra che non ricerca più se stessa. Si lascia giocare. Ha perso intraprendenza.

Ancelotti ha impiegato Llorente per Callejon (60’) nella speranza di un colpo di testa dello spagnolo, fidando nella sua fisicità nell’area genoana. La risposta del giocatore è stata debole.

Temendo il colpaccio del Genoa, ha poi inserito Elmas per Insigne (66’). Se Insigne usciva tra i fischi, Pandev quando toccava a lui di lasciare il campo (79’) raccoglieva un lungo applauso (tre anni in maglia azzurra). Sostituzione finale Luperto per Hysaj (84’).

La crisi del Napoli è ora totale, in campo e fuori dal campo. Non si conosce la “medicina” per guarire una squadra e uno spogliatoio che non risponde più ad alcuna sollecitazione, a patto che ci siano sollecitazioni.

Ancelotti è sfiduciato e questo suo stato d’animo svuota ancora di più la squadra. Il Napoli è alla deriva. Sopraggiunge la sosta. Andate, la festa è finita.

DISASTRO – Il Genoa di Andreazzoli aveva cominciato bene il campionato pareggiando 3-3 sul campo della Roma e battendo la Fiorentina a Marassi 2-1. Poi, la serie negativa di cinque sconfitte e un pareggio in sei partite.
Thiago Motta, 37 anni, brasiliano naturalizzato italiano, centrocampista con Barcellona, Inter e Paris Saint Germain, ha sostituito Andreazzoli nelle ultime quattro partite.
Dopo il successo sul Brescia (3-1) a Marassi, la sconfitta sul campo della Juventus (1-2), la sconfitta a Marassi contro l’Udinese (1-3), ma è riuscito a strappare il pareggio a Napoli.

I PEGGIORI ANNI – Le peggiori classifiche del Napoli dal ritorno in serie A dopo 12 giornate.
2007-08, allenatore Reja, 15 punti, nono posto a -13 dall’Inter  in testa. Le partite: 0-2 col Cagliari, 5-0 a Udine, 2-0 con la Samp, 0-0 a Empoli, 1-0 sul Livorno, 1-2 col Genoa, 1-2 a Milano con l’Inter, 4-4 fuori casa con la Roma, 3-1 alla Juventus, 0-1 a Firenze, 1-1 con la Reggina, 1-2 a Palermo.
2009-10, sette partite con Donadoni e cinque con Mazzarri, 18 punti, decimo posto, -11 dall’Inter capolista. Le partite:  1-2 a Palermo, 3-1 al Livorno, 1-4 a Marassi col Genoa, 0-0 con l’Udinese, 1-3 a San Siro con l’Inter, 2-1 al Siena, 1-2 sul campo della Roma, 2-1 al Bologna, 1-0 a Firenze, 2-2 col Milan, 3-2 a Torino contro la Juventus, 0-0 a Catania.
2011-12, allenatore Mazzarri, 17 punti, sesto posto, -9 dalla Juventus in testa. Le partite: 3-1 a Cesena, 3-1 al Milan, 0-1 a Verona col Chievo, 0-0 con la Fiorentina, 3-0 a Milano sull’Inter, 1-2 al San Paolo contro il Parma, 0-0 a Cagliari, 2-0 all’Udinese, 1-2 a Catania, 3-3 con la Juventus, 0-0 con la Lazio, 1-1 a Bergamo con l’Atalanta.

BILANCIO – Nettamente favorevole al Napoli il bilancio dei confronti casalinghi col Genoa: 24 vittorie, 17 pareggi, 7 sconfitte.

PANDEV – Riecco il vecchio macedone Goran Pandev, 36 anni, alla quinta stagione nel Genoa (111 partite, 18 gol), che ha giocato col Napoli tre campionati, dal 2011 al 2014, lasciando il segno di 22 gol in 124 partite.
L’Inter (68 partite, 8 gol) e la Lazio (191 partite, 64 gol) nel suo curriculum. Prima di tornare in Italia, al Genoa, una stagione in Turchia col Galatasaray.
Negli anni in maglia azzurra, Pandev segnò 4 gol al Genoa, compresa la doppietta del 2-0 a Marassi nel campionato 2013-14.

HAMSIK – È Hamsik il cannoniere azzurro contro il Genoa nei dodici anni del Napoli di De Laurentiis con 5 centri. Nel campionato 2010-11, Marek siglò le vittorie per 1-0 a Marassi e al San Paolo.

IL MURO – Giovedì 9 novembre 1989, il giorno della caduta del muro di Berlino. Quattro giorni prima, domenica 5, il Napoli aveva battuto 3-2 il Lecce al San Paolo con una doppietta di Carnevale e un gol di Fusi. Fu il campionato (1989-90) del secondo scudetto.

NAPOLI-GENOA 0-0

NAPOLI (4-4-2): Ospina; Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly, Hysaj (84’ Luperto); Callejon (60’ Llorente), Fabian Ruiz, Zielinski, Insigne (66’ Elmas); Lozano, Mertens.

GENOA (4-3-2-1): Radu; Ankersen, Romaro, Zapata, Pajac; Cassata (88’ Radovanovic), Schone, Lerager; Pandev (79’ Cleonise), Agudelo (94’ Ghiglione); Pinamonti.

ARBITRO: Calvarese (Teramo).

   
10/11/2019
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