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Insigne firma una vittoria ancelottiana
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 16.09.2018)
Insigne, bene mio core mio. Un gol decisivo e strepitoso per battere una Fiorentina poco allegra, difensiva, mai pimpante come si teneva, insomma una squadra normale, non la beata gioventù di Pioli.

Il Napoli è stato paziente sfiorando ripetutamente il gol (quattro volte lo stesso Insigne, una volta Callejon, una volta Hamsik, una volta Mertens) e, a dieci minuti dalla fine, in un San Paolo semivuoto di folla e vuoto di passione, Lorenzo il Magnifico, lo Scugnizzo Boy, controllando di sinistro e battendo di destro, da piccolo, coraggioso centravanti, sfuggendo alle grinfie di Pezzella, ha infilato nella porta del gigantesco Dragowski, polacco di 1,91, il gioiello della sua giocata.

Vittoria ancelottiana se guardiamo alle novità della formazione. Non solo il recupero di Hamsik in regia, non solo il piccolo turn-over in vista della Champions (Karnezis per Ospina e Maksimovic per Albiol), ma soprattutto un 4-4-2 di prudenza e lavoro assiduo e puntuale.

Due piccole punte larghe, Insigne a destra e Mertens a sinistra, il vuoto del centro a disposizione delle incursioni di Zielinski che però si è inserito poche volte fallendo nel finale il raddoppio. Callejon e Zielinski esterni della linea mediana. Al centro Allan, ancora sugli scudi per tenacia e forza, e Hamsik tranquillo, sicuro, con pennellate d’artista e una discreta tenuta nella fase passiva.

Per il nuovo modulo, il sacrificato in partenza è stato Milik entrato poi per Mertens (56’). Ma non ci sono più titolari e titolarissimi. La ruota e la “rosa” girano. La stagione è intensa ed è già tempo di Champions.

Vittoria preziosa, quanto necessaria, per limare il clima di disaffezione che ha mille motivi, e le curve a 35 euro sono uno sfregio alla crisi economica, ma la maglia azzurra è un richiamo di passione che non può ritrarsi e ridursi. Ben altre annate sono state dure e deludenti, ma lo stadio non è stato mai così triste.

Quelli che ieri c’erano al San Paolo si sono scaldati solo nella ripresa quando il Napoli ha premuto con più convinzione per abbattere la difesa gigliata e lo zero a zero.

La Fiorentina spavalda, la Fiorentina dei sei gol al Chievo, la Fiorentina di Chiesa e del Cholito Simeone ha avuto poco sangue nelle vene e, nel secondo tempo, si è ritratta sotto la pressione azzurra non brillante, spesso poco precisa, ma insistente, un gran lavoro di squadra senza lampi e bagliori, alla fine una vittoria della volontà, una vittoria operaia, non più il cesello e il pennello dell’ultima grande bellezza, ma un impegno costante e, man mano, sempre più convinto.

Diciannove tiri contro sette (5-3 nello specchio della porta). La superiorità del Napoli non è stata schiacciante, ma ha avuto le virtù della tenacia e di un gran lavoro.

Martedì gli azzurri saranno di scena a Belgrado per la Champions, contro la Stella rossa. Un’altra storia si apre. Lo spogliatoio azzurro deve avere riconquistato serenità e fiducia dopo questo 1-0 che dice tante cose. Dice che sarà un’annata di grande sacrificio e lavoro.

LA DEDICA
Due anni fa, in febbraio, mentre era in macchina con la moglie in viale Gramsci, Insigne fu rapinato da due uomini in moto che gli portarono via il Rolex, bracciali e 800 euro. Scappando via, uno dei rapinatori gli gridò: “Il prossimo gol alla Fiorentina dedicalo a me”.
Dopo la rapina, Lorenzo è stato puntuale nel far gol alla Fiorentina. Uno lo fece a Firenze (3-3), un altro al San Paolo (4-1). Gol memorabili, ma senza dedica ai rapinatori. Ieri il capolavoro da tre punti con una dedica, forse, agli assenti sugli spalti...

IL SOGNO
Federico Chiesa, 21 anni, 1,75, genovese, è un sogno azzurro. De Laurentiis, nel calciomercato d’agosto, ha offerto 75 milioni per averlo (50 milioni più due giocatori azzurri a scelta della Fiorentina). Niente da fare. De Laurentiis assicura che, se mai la società viola volesse cedere il giocatore, i Della Valle avviserebbero per primo il Napoli.
C’è l’immancabile Juve in pressione: ha dato Pjaca alla Fiorentina, qualcosa c’è sotto. Preme più il Milan dell’Inter. Dall’estero, Real Madrid e Manchester City in agguato. Ieri, al San Paolo, s’è visto poco, ammansito da Mario Rui come in Portogallo-Italia e, come in nazionale, in posizione di partenza arretrata. Appena una percussione nell’area azzurra e finanche ammonito per un fallaccio su Hamsik.

LA CANZONE
Quella che piace ad Ancelotti, e l’ha cantata a Dimaro, è “I migliori anni della nostra vita” di Renato Zero. “Stringimi forte che nessuna notte è infinita”. I migliori anni napoletani cominciano a delinearsi con questa vittoria ancelottiana sulla Fiorentina. Non elegante, ma di sostanza.

MERTENS
È Dries Mertens il goleador dei confronti fra Napoli e Fiorentina degli ultimi tredici anni in campionato: 5 reti all’attivo (4 Cavani, 4 Lavezzi, 4 Insigne, 3 Hamsik, 3 Higuain, 2 Callejon, 2 Maggio, un gol per Koulibaly, Dzemaili, Gabbiadini su rigore, Vitale).

IL BIRILLO
Numerosi gli scambi di giocatori tra Napoli e Fiorentina. I migliori dal viola in azzurro Salvatore “Ciccio” Esposito (al Napoli nel 1972) e Andrea Orlandini (1973). Pezzo pregiato l’argentino Daniel Bertoni (giunto nel 1984). Guido Gratton arrivò nel 1960 per un Napoli da scudetto: il Napoli retrocesse! Mattolini e Restelli arrivarono nel 1977. A sorpresa nel 1999 Anselmo Robbiati detto “Spadino”.
Nel 1971 arrivò l’incomprensibile nipote di Chiarugi, Emiliano Macchi. Walter Speggiorin nel 1976. Domenico Caso nel 1978.
Andrea Orlandini, ragazzo di San Frediano, sarebbe piaciuto a Vasco Pratolini. Era magro e alto, con una bella testa tonda. Perciò fu soprannominato “Birillo”. Giunse al Napoli a 25 anni. Prese casa in via Petrarca come usavano i giocatori di una volta per avere negli occhi il panorama del golfo. Rimase nel Napoli quattro anni. Mediano elegante, protagonista di uno dei centrocampo meglio assortiti della storia azzurra con Juliano ed Esposito, un reparto di notevole tasso tecnico della squadra che Vinicio stava forgiando per ambizioni superiori.
Orlandini giocò 111 partite e segnò quattro gol. Alla squadra furente di Vinicio dette un tocco di grazia. Orlandini e “Ciccio” Esposito si raccontarono a lungo il campionato dello scudetto mancato con Vinicio.
Saremmo stati i primi a farlo vincere al Napoli. Sarebbe bastato, l’anno dopo, prendere un paio di giocatori per l’impresa tanto attesa dai tifosi. Sono le società a vincere gli scudetti, il Napoli in questo era carente. Peccato”.

BAGGIO
Magica fu la domenica del primo scudetto. 10 maggio 1987. Napoli-Fiorentina al San Paolo. Segnò Carnevale, pareggiò Roberto Baggio su punizione, il suo primo gol in serie A.
Baggio aveva vent’anni. La Fiorentina l’aveva acquistato dal Vicenza per 2,7 miliardi. Il Napoli conquistò lo scudetto con una domenica di anticipo e il gol di Baggio valse la salvezza matematica della Fiorentina.

PESAOLA
Negli scambi di giocatori e tecnici fra Napoli e Fiorentina, il miglior “regalo” lo fece il Napoli alla Fiorentina quando il petisso passò dalla panchina azzurra a quella viola.
Pesaola vinse il secondo scudetto della Fiorentina (1968-69), tredici anni dopo lo scudetto con Fulvio Bernardini.
Raccontava Pesaola: “Lo scudetto a Firenze non vale gli anni in cui ho riportato due volte il Napoli in serie A. Quelli sono i miei scudetti. A Firenze, avevano venduto Albertosi, Brugnera e Bertini. Volevano cedere anche Amarildo che aveva contro dirigenti e stampa. Chiarugi, pisano come il presidente Baglini, faceva il galletto e dribblava persino l’erba del campo.
Lo metto fuori e faccio giocare Rizzo. Inchiodato in panchina, Chiarugi si caricò a mille ed esplose al momento giusto.
Andammo in testa a marzo e non ci presero più. Ci inseguivano il Cagliari di Riva e Boninsegna e il Milan di Hamrin, Sormani e Rivera.
Li staccammo alla penultima giornata. Mi spiacque, ma battei il Napoli in casa e fuori. Stesso trattamento riservai alla Juventus
”.

NAPOLI-FIORENTINA 1-0 (0-0)


NAPOLI (4-4-2): Karnezis; Hysaj, Maksimovic, Koulibaly, Mario Rui; Callejon (70’ Ounas), Allan, Hamsik, Zielinski; Insigne (81’ Rog), Mertens (56’ Milik).

FIORENTINA (4-3-3): Dragowski; Milenkovic, Pezzella, Vitor Hugo, Biraghi; Benassi, Veretout (64’ Fernandes), Gerson (60’ Dabo); Chiesa, Simeone, Eysseric.

ARBITRO: Fabbri (Ravenna)

RETI: 79’ Insigne.

SERIE A – QUARTA GIORNATA
Inter-Parma 0-1, Napoli-Fiorentina 1-0, Frosinone-Sampdoria 0-5.
Domenica: Roma-Chievo 2-2, Genoa-Bologna 1-0, Juventus-Sassuolo 2-1, Udinese-Torino 1-1, Empoli-Lazio 0-1, Cagliari-Milan 1-1.
Lunedì: Spal-Atalanta 2-0.
16/9/2018
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