Contatta napoli.com con skype

Parla l’ingegnere Pagano
di Mimmo Carratelli
Napoli, la città dei fori imperiali - Decima puntata - L’eruzione dei Campi Flegrei. Il tufo e la pozzolana. Il disastro edilizio. Le costruzioni sul vuoto. Il sistema fognario. La minaccia del collettore Montella, vecchio di 150 anni. Come s’aprono le voragini.

Ma com’è fatta questa benedetta Napoli di sotto? Chi l’ha forgiata a cunicoli, alvei e grotte? Chi ha fatto la groviera sotterranea? Vulcano l’ha fatta a ferro e a fuoco lasciando dappertutto buchi e fessure? L’ha fatta manchevole e precaria a sua immagine lo zoppo Efesto? L’hanno fatta i sei Titani per cavarne una playstation di anfratti, caverne e vie di fuga? L’ha fatta un tortuoso Acheronte?

L’ingegnere Michele Pagano, uno dei maggiori esperti del sottosuolo napoletano, mette da parte il mito e ce ne fa un racconto meno fantasioso, ma ugualmente affascinante.

“Quarantamila anni fa, i Campi Flegrei erano mostruosamente attivi, più del Vesuvio. L’eruzione fu enorme e gli effetti arrivarono sino in Grecia. Cadde sul territorio, che poi sarebbe diventato Napoli, una pioggia di materiale infuocato, pastoso, di diverso tipo. Cadde quella che noi, oggi, chiamiamo pozzolana. Allora era sabbia infuocatissima. E’ diventato un tappeto di sabbia fredda che ha uno spessore dai 60 ai 150 metri.”

- Ingegnere, viviamo su un tappeto, come in un salotto?

“La parte inferiore di quel materiale, sottoposto a pressione, si solidificò e divenne tufo. Si formò un crostone tufaceo. Questa è una ipotesi. La parte superiore del materiale che si depositò sulla futura Napoli, è la pozzolana che, senza essere soggetta a pressione, non è diventata dura come pietra.”

- Praticamente, siamo come su una grande torta dolce e salata, morbida sopra e dura sotto, soave sopra e rustica sotto.

“Tra il tufo sotto e la pozzolana sopra c’è, quasi ovunque, uno strato variabile che chiamiamo cappellaccio.”

- Una torta a tre piani.

“Il tufo, roccia tenera, non granitica ma porosa, è stato un grande regalo per Napoli, un dono magnifico.”

- Un dono per i costruttori, ingegnere.

“Beh, sì. Ma l’hanno male adoperato. E’ stato comodo scavare, estrarre il tufo e costruirci palazzi. Un’opera a domicilio. Si scavava sotto e si costruiva sopra. Molto economico. Portare materiale da fuori costava. Il trasporto del materiale costa, e una volta non c’erano i camion, si dovevano usare i carri trainati da cavalli, sempre molto costoso. E’ stato più facile fare tutto sul posto. Si è continuato a scavare sino a poco tempo fa lasciando grandi caverne sotto i palazzi. Capisce il pericolo?”

- Certo. Si è costruito sul vuoto.

“Nel passato remoto e nel passato recente.”

- E la pozzolana?

“E’ un’ottima sabbia. Lei ha fatto i castelli di sabbia sulla spiaggia?”

- Beh, sì.

“Bene. La pozzolana, bagnata dalla pioggia, ha la proprietà di mantenersi umida. Menischi d’acqua la incollano. Come lei faceva coi castelli di sabbia bagnando la sabbia. Poi la sabbia si asciugava e il castello crollava. Scavare nel tufo è più difficile che scavare nella pozzolana. Nelle costruzioni si è usata la pozzolana che ha sostanze cementificanti, ma…….”

- Ma?

“Quando si costruisce un palazzo, i pali di fondazione in cemento armato sono variabili: dieci-quindici metri sopra, venti-trenta metri sotto. I pali scendono nella pozzolana arrivando al cappellaccio. La punta inferiore poggia sul tufo. Dovrebbero scendere nel tufo. Si fermano alla pozzolana per economia.”

- Una soluzione economica, ma di scarsa sicurezza. Vogliamo parlare delle fogne?

“Le fogne di Napoli sono antiche. Sono state scavate nel tufo che assicura stabilità. Ma il tufo è soggetto a fratture, si creano interstizi. Questi interstizi si chiamano scarpine. Negli interstizi del tufo finiscono lapilli, cenere, pomice che li riempiono. E’ il materiale che proviene dalla pozzolana, dallo strato superiore del terreno.”

- Allora, le fogne stanno nel tufo. E poi?

“La parte inferiore è scavata nel tufo. La parte superiore è in muratura, a cupola. Si è creato così un condotto.”

- Un tubo rustico.

“Si è creato non un condotto rotondo, ma ovoidale. La sezione della fogna è ovoidale. Abbiamo parlato la volta scorso di fogne a pelo libero. L’acqua che passa nella fogna, acqua chiara e nera, diciamo l’acqua pulita e il carico fecale, deve scorrere nella metà inferiore del condotto e la metà superiore deve rimanere libera.”

- Così scorre meglio.

“Così dovrebbe essere. Ma vediamo che cosa accade nella realtà. Facciamo un esempio pratico. Prendiamo ad esempio il collettore detto Montella che parte dal Rione Alto.”

- E’ un collettore vecchio?

“Di 150 anni fa. Passa sotto il Vomero, sotto via Tasso, sotto via Aniello Falcone, sotto il corso Vittorio Emanuele. Era funzionante per le esigenze del tempo in cui fu realizzato. Quando, nel 1970, è nato il Rione Alto, il grande affare di Ferlaino e Verga, l’edificazione massiccia della collina l’ha mandato in tilt, per usare un eufemismo.”

- Altro che tilt, un disastro.

“Esattamente. Il collettore Montella non è stato più a pelo libero. Si è riempito totalmente, voglio dire per tutta la sezione ovoidale, dell’acqua di scorrimento. Si è passato dal regime a pelo libero al regime a pressione. Il carico dell’acqua fa pressione sulla cupola in muratura della condotta, preme, preme, fino a farla scoppiare nei tratti di minore resistenza.”

- Si delinea la catastrofe.

“Chiariamo che cosa significa scoppiare. La pressione dell’acqua provoca delle fessure nelle pareti del collettore attraverso le quali l’acqua si infiltra nel terrapieno soprastante, che è di materiale incoerente, e lo mangia, lo spappola, lo scava, lo riduce a poltiglia. Sul terrapieno poggia la strada o, peggio ancora, un palazzo. L’una e l’altro cedono finendo col poggiare su una base non più compatta. Si è aperta una voragine.”
31/10/2006
  
RICERCA ARTICOLI