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Legnante e Boni, podi paralimpici napoletani
di Adriano Cisternino
Paralimpiadi da record per la spedizione azzurra a Rio de Janeiro: 10 ori, 14 argenti e 15 bronzi per un totale di 39 podi che proiettano la nostra spedizione al nono posto nella classifica generale dominata – manco a dirlo – dalla Cina.

Napoli e la Campania paralimpica hanno dato il contributo con l'oro di Assunta Legnante nel getto del peso ed il bronzo di Vincenzo Boni nel nuoto.

“Un risultato più che confortante – osserva Carmine Mellone, presidente del Cip Campania – considerate le enormi difficoltà in cui ci muoviamo per i difficili rapporti con gli enti pubblici e la cronica indisponibilità di palestre e in genere di spazi per gli allenamenti, fondamentali per poter raggiungere risultati a livello internazionale.
Al di là dei due podi, abbiamo ottenuto numerosi finalisti tutt'altro che trascurabili, tenuto conto che la platea internazionale negli ultimi anni si è notevolmente allargata”
.

Superato ampiamente il medagliere di Londra 2012 dove l'Italia raccolse 9 ori, 8 argenti e 11 bronzi per un totale di 28 podi che la posizionarono al tredicesimo posto.

Un'Italia nella top-ten paralimpica mancava addirittura dal 1972, ma son passati ben 46 anni nei quali il movimento paralimpico è cresciuto tanto a livello mondiale.

Le 39 medaglie azzurre di Rio dunque (28 alle olimpiadi di agosto) rappresentano un grande successo per l'intero movimento nostrano che, oltre a salire sul podio con una frequenza mai registrata prima, ha raccontato straordinarie storie di vita.

Ultima della serie quella del caporal maggiore Monica Contrafatto, ragazza siciliana passata dalla guerra in Afganistan dove nel 2012 ci rimise la gamba destra (prima donna soldato italiana decorata con medaglia d'oro), al bronzo nei 100 metri di Rio, gara vinta da Martina Caironi, la portabandiera azzurra.

Dopo l'oro di Londra 2012, Assunta Legnante ha fatto il bis in Brasile. Un bis annunciato forse, ma tutt'altro che facile perché la 38enne atleta di Frattamaggiore stavolta ha dovuto fare i conti con un mal di schiena che la tortura da tempo: 15,74 il suo lancio vincente nel getto del peso, un lancio fatto solo di braccia proprio per i problemi alla schiena.

Ed anche quella di Assunta è una storia di vita molto particolare. Primatista italiana del getto del peso e pluridecorata a livello internazionale già nei normodotati, divenne cieca nel 2012 per un glaucoma congenito.

Ma non indugiò un attimo e subito si iscrisse alle paralimpiadi di Londra dove vinse l'oro con m.16,74 e fu 8° nel disco.

Vive da anni nelle Marche dove ha messo su famiglia con Paolo e due figli adottivi, Michael e Nicole, ai quali aveva promesso la medaglia d'oro già prima della partenza per il Brasile.

Promessa mantenuta e poco è mancato che non raccogliesse anche il bronzo nel disco: superata all'ultimo lancio dalla brasiliana Izabela Ocampos che le ha soffiato il terzo gradino del podio, lasciandole la medaglia di legno e tanta delusione.

Assunta ha scaricato la rabbia per il mancato podio nella gara del peso e con la mascherina di Diabolik che indossa durante i lanci ha spinto l'attrezzo a 15,74 metri, dove nessuna poteva arrivare e così le è tornato il sorriso che le ha fatto lanciare un significativo messaggio: “Quando non vedete la luce, fate un passo più in là e la troverete”.
Il bronzo è arrivato da Vincenzo Boni, 28 anni, studente di sociologia, napoletano della Forestale, si allena al Caravaggio Sporting Village, nei 50 dorso S3. Tifosissimo del Napoli, già pluridecorato a livello internazionale. A Rio, vittorioso in batteria, terzo in finale col record italiano, ha riportato sul podio paralimpico il nuoto napoletano dodici anni dopo Imma Cerasuolo.

Nel nuoto ha gareggiato con onore anche Emanuela Romano, napoletana, tesserata con l'asd “Notatori Campani” di Portici. Finalista in varie specialità, non è riuscita ad agganciare il podio pur avendo battuto i primati italiani dei 100 dorso e nei 100 rana.

Da sottolineare anche il nono posto dell'ischitano Giovanni Sasso nel triathlon (nuoto, ciclismo e corsa), gara massacrante in cui l'Italia ha colto l'argento col bergamasco Ferrarin.

La spedizione paralimpica napoletana insomma è tornata da Rio con soddisfazioni e risultati non inferiori alla spedizione olimpica di agosto: un oro e un bronzo valgono sicuramente i cinque bronzi dei napoletani olimpici.

Ma la cosa più importante è il progressivo allargamento del movimento. Da ieri già si lavora per Tokio 2020.
22/9/2016
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