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Recensioni
Il diritto di opporsi, di Destin Daniel Cretton
di Giovanna D'Arbitrio
Il diritto di opporsi, diretto da Destin Daniel Cretton, tratto dal libro di Stevenson "Just Mercy , racconta la storia vera dell’operaio nero Walter McMillian (Jamie Foxx), che lotta contro l’accusa di omicidio con l'aiuto dell’avvocato di colore Bryan Stevenson (Michael B. Jordan), laureato in legge ad Harvard, che sceglie di difendere i condannati a morte in Alabama senza un regolare processo. 

Benché innocente, Walter McMillian è nel braccio della morte per l'omicidio di una ragazza bianca: bisognava trovare un colpevole in fretta per tranquillizzare i bianchi ed era più semplice incolpare una persona di colore. Stevenson viene aiutato nella sua missione da una collega bianca, Eva Ansley (Brie Larson): la loro battaglia si rivela piuttosto complicata, poiché oltretutto W. MacMillian aveva avuto una relazione con una donna bianca, il che in l'Alabama non era certo ben visto.

Malgrado i fatti si svolgano tra la fine degli anni ’80 e gli inizi dei ’90 e i diritti civili dei neri siano stati da tempo riconosciuti, negli stati del Sud il razzismo è difficile da sradicare. Il regista Destin Daniel Cretton sceglie una storia vera di ingiustizia e pregiudizi, in cui si afferma che "basta guardarlo in faccia", ovvero basta considerare il colore della pelle, per incarcerare un nero senza un equo processo.

La paura profonda del diverso, i pregiudizi sull’inferiorità di certe razze in effetti ancor oggi rendono possibili crudeli ingiustizie, per cui molte persone di colore si sentono minacciate dal potere dei bianchi.

Il regista si sofferma, inoltre, sulla brutalità della pena di morte, evidenziata con una lunga sequenza in cui un veterano di guerra con disturbi mentali viene giustiziato sulla sedia elettrica. Nella parte conclusiva del film viene sottolineato in modo significativo il gran numero di innocenti condannati a morte nel corso degli anni in Usa.

Nonostante i numerosi intralci creati dai bianchi, Il processo contro McMillian si conclude per fortuna in modo positivo, mettendo in risalto non solo i problemi creati dal razzismo, ma anche valori etici irrinunciabili e principi democratici presenti nella stessa Costituzione degli Usa. Il messaggio finale del film è un incoraggiamento a non perdere mai la speranza , poiché "la mancanza di speranza è il peggior nemico della giustizia”.

Ricordiamo che l'avvocato Bryan Stevenson è il fondatore dell'organizzazione no-profit, Equal Justice Initiative, e che nella sua lunga carriera ha assistito e salvato molte persone condannate a morte.

Un film intenso che avrebbe meritato maggiori riconoscimenti negli Usa, un film supportato da bravi attori, dalla valida sceneggiatura di Destin Daniel Cretton, Andrew Lanham, dalla scenografia di  Sharon Seymour, dal montaggio di Nat Sanders, dalle musiche del compositore Joel P. West, i quali hanno tutti collaborato con il regista nel precedente film The Glass Castle.

Ecco un’interessante intervista agli interpreti principali: https://www.youtube.com/watch?v=SurQ6vG9r1I





8/2/2020
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