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Recensioni
I cavalli del Monsignor Perrelli
di Giovanna D'Arbitrio
In scena dal 13 al 16 febbraio 2020 al teatro Cilea, ha riscosso notevole successo la farsa in musica “I cavalli del Monsignor Perrelli” di Peppe Barra e Lamberto Lambertini, ispirata alla leggenda di Monsignor Perrelli. Interpreti il poliedrico Peppe Barra con Patrizio Trampetti, Enrico Vicinanza e Luigi Bignone.

Per la prima volta in scena 25 anni fa con il titolo “Le follie di Monsignore”, l’opera fu una delle poche alle quali non partecipò Concetta Barra per un’indisposizione. In seguito Beppe Barra volle dedicare proprio a sua madre tale opera con un titolo che ricordava un proverbio napoletano da lei molto amato. Spesso infatti a Napoli si dice “me parene ‘e cavalli ‘e Monsignor Perrelli” per definire avarizia o esperimenti portati alle estreme conseguenze.

Secondo una leggenda metropolitana il suddetto monsignore, infatti, un bel giorno pensò che se avesse dato meno biada ai suoi cavalli, essi avrebbero lavorato lo stesso con notevole risparmio di denaro. Per un po’ le povere bestie ressero, ma quando egli ridusse ancor più la razione di biada i cavalli morirono per la fame. La reazione di Monsignor Perrella dimostrò in pieno la sua dabbenaggine, poiché esclamò: “Peccato, proprio ora che avevano imparato a vivere digiunando sono morti!

Non si sa con certezza se tutto ciò sia vero, ma si racconta che per divertirsi lo stesso re Ferdinando IV e la regina Carolina gradissero le visite del monsignore, uomo di chiesa ma anche eccentrico pseudo-scienziato.

Monsignor Perrelli, forse nato dalla fantasia popolare attraverso la fusione di due personaggi realmente esistiti Filippo Perrelli e suo nipote Pietro Perrelli, entrambi monsignori, è una delle maschere più ricordate dai napoletani per gli aneddoti che descrivono le sue stramberie: smemorato, folle, surreale, goloso, un personaggio davvero caratteristico, ben interpretato in scena da Patrizio Trampetti.

Peppe Barra invece interpreta il personaggio di Meneca, la perpetua che accudisce con pazienza Monsignor Perrelli, ma commenta le cretinerie del suo padrone coinvolgendo il pubblico in sala con i suoi comici monologhi. E Barra domina senz’altro la scena in vesti femminili con la sua vis comica e i toni di voce ricchi di sfumature, altalenanti tra il basso e l’alto, con la sua capacità creativa e attoriale, evidenziata in particolare nel monologo sulla ricetta del “bucchinotto” che recita interagendo con il pubblico.

Le scene sono di Carlo De Marino, i costumi di Annalisa Giacci, le musiche di Giorgio Mellone interpretate da Enrico Vicinanza, attore cantante, sul palco insieme lui c’è Luigi Bignone, attore emergente. Uno spettacolo divertente in cui bravi interpreti, belle canzoni, costumi e una scenografia in cui da un balcone s’intravede il Vesuvio ancora fumante, ci ricordano gli anni del primo ottocento.

Ci sembra giusto infine riassumere nelle linee essenziali la biografia fi Peppe Barra: figlio d'arte, nasce a Roma nel 1944 da una famiglia di artisti napoletani. Dalla madre Concetta eredita l’amore per le scene e già da bambino frequenta una scuola di teatro e dizione.
Nei suoi spettacoli teatrali predilige la musica e il canto, e ciò favorisce l'incontro con Roberto De Simone e la Nuova Compagnia di Canto Popolare.
Nel 1980 fonda la compagnia Peppe & Barra con la quale riscuote grandi successi in Italia e all'estero. Magistrale interprete di canzoni, liriche teatrali e poesie, riesce a integrare tradizioni antiche e ritmi moderni. Attualmente Peppe Barra è tra i più significativi artisti partenopei e lo si può considerare uno dei più prestigiosi ambasciatori della musica napoletana e italiana all'estero:
https://www.youtube.com/watch?v=IqByV6II0lA
17/2/2020
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